Fonte: http://www.aspcc.ch/

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Risposta dell’Associazione per la Scuola pubblica del Cantone e dei Comuni alla consultazione del DECS sul documento “Profilo e compiti istituzionali dell’insegnante della scuola ticinese”

L’Associazione per la Scuola pubblica del Cantone e dei Comuni (ASPCC) ha letto con attenzione il documento “Profilo e compiti istituzionali dell’insegnante della scuola ticinese” e, nell’ambito della procedura di consultazione indetta dal Dipartimento dell’educazione, della cultura e dello sport, intende esprimere le seguenti considerazioni.

Premessa

Il Comitato dell’ASPCC ha accolto positivamente l’attuale procedura di consultazione. Essa è un atto dovuto, in sintonia con i dettami costituzionali (2005) e con la legge sulla scuola (1990), in quanto valorizza la cultura partecipativa e deve essere presa in seria considerazione anche se ciò comporta un impegno non lieve e non retribuito. È fondamentale il coinvolgimento di tutti gli attori interessati nelle fasi di redazione di questi testi che, se non sono condivisi, rischiano di perdere la loro efficacia. Potrebbe essere utile conoscere, oltre ai documenti da cui ci si è ispirati, anche gli autori del Profilo. L’ASPCC, considerato il fondamentale ruolo dell’istituzione scolastica pubblica, ha analizzato il testo con l’intento di produrre suggerimenti per rispondere al meglio all’esigenza molto sentita da tutte le componenti della scuola di chiarezza e trasparenza nella materia.

Un testo necessario, troppi destinatari

Il Comitato dell’ASPCC concorda con la necessità di dotarsi di un codice etico e deontologico per la professione docente. Un simile documento deve essere molto più breve, se a prevalere è l’idea di renderlo accessibile a persone con responsabilità molto diverse nella scuola. Riteniamo che non sia produttivo l’esercizio di condensare in un solo testo, che appare troppo lungo, senza gerarchia e di difficile lettura, gli aspetti fondanti della professione. Sarebbe opportuno prevedere una sola pagina che definisca in termini generali quali sono i principi fondanti della scuola pubblica ticinese per poi rinviare a documenti specifici rivolti a autorità, docenti, genitori, esperti e allievi. Si potrebbe così promuovere la discussione e l’approfondimento delle competenze auspicate a seconda del grado di conoscenza e dei compiti che ogni lettore è chiamato ad assumersi. Questa scelta permetterebbe anche di superare le perplessità sul senso e l’applicazione del documento che di fronte a questo testo sorgono e di definire il suo carattere informativo, valorizzante o, diversamente, di valutazione critica.

Considerare tutte le componenti della scuola

La Legge della scuola (1990) sancisce all’art. 3 quali siano le componenti coinvolte nell’azione formativa ed educativa della scuola ticinese. Il documento non può quindi, a nostro avviso, limitarsi ai doveri degli insegnanti, come se la professione potesse essere isolata e svilupparsi senza l’interazione proficua con altre figure. In questo senso auspichiamo che venga inserito un richiamo alle responsabilità di tutte le componenti della scuola. In particolare il rispetto delle regole deve essere chiaro anche agli allievi e ai genitori (possiamo citare quale esempio il rispetto dell’obbligo di frequenza), in modo tale che si possa davvero riaffermare l’importanza dell’istituzione scolastica. Si ricorda che la qualità del sistema educativo è strettamente legata ad un’alta considerazione della scuola e alla presenza di una coscienza civica radicata nella popolazione. Proprio recentemente uno Stato a noi vicino, la Francia, a seguito delle azioni terroristiche del 7-9 gennaio 2015, ha dovuto constatare come all’interno delle scuole vi fossero atti di inciviltà, razzismo, insofferenza e insubordinazione tali da portare il governo ad una mobilitazione della scuola per la promozione dei valori democratici della Repubblica[1] .

Evidenziare i valori della scuola

L’ASPCC nella parte generale, destinata a tutti i cittadini, vorrebbe che fossero chiaramente espressi i valori fondanti della scuola ticinese e il mandato dello Stato. Per questo basterebbe ricordare quanto stabilito in materia dall’art. 19 della Costituzione federale svizzera “Il diritto a un’istruzione scolastica di base sufficiente e gratuita è garantito.” e dalle leggi cantonali. Lo Stato è garante dell’applicazione del Profilo, sostenendo in tal modo le scelte che i docenti opereranno sul campo in ottemperanza al documento.

Un lavoro di formazione sostenuto e riconosciuto

Il “Profilo della professione docente” elaborato dalla CDPE nel 2003, dal quale il testo in consultazione trae ispirazione, è organizzato in otto tesi. L’ASPCC ha però notato che l’ottava tesi non è stata ripresa. Riteniamo al contrario estremamente felice la formulazione della CDPE che stabilisce: il lavoro di formazione dell’insegnante deve essere sostenuto e riconosciuto pubblicamente. Precisando inoltre che:

“Le/i docenti hanno bisogno di condizioni quadro affidabili (politica), di un ampio margine di manovra (pedagogia) e partner che assicurino il loro sostegno (società), per svolgere i compiti che sono loro affidati”[2] .

L’analisi di questa tesi presenta poi importanti riflessioni relative alla possibilità di applicare sul campo principi ideali. Ne citiamo due a titolo di esempio:

“- Il mondo politico si preoccupa di garantire condizioni quadro appropriate al lavoro difficile e pieno di responsabilità dei docenti. – Il mandato conferito alla scuola deve corrispondere alle risorse messe a disposizione.”[3]

Proponiamo dunque di inserire anche nel documento ticinese una riflessione che vada in tal senso, se non addirittura la ripresa della tesi numero otto stessa. Bisognerebbe inoltre aggiungere un riferimento alle Direzioni degli istituti, le quali devono essere autorevoli, avere un ruolo importante e definito.

Affermare la centralità della cultura

L’insegnante deve sapere prima di insegnare. Troppo spesso si dà per acquisito o si dimentica questo punto centrale. La preparazione dell’insegnante è la base per poter costruire il percorso formativo di ogni alunno. Non possiamo proporci alla società senza garantire la centralità della cultura e del sapere, come se la moltitudine di mandati educativi elencati nel documento potessero sostituirla.

Nel Profilo si vorrebbe sancire la prevalenza delle scienze dell’educazione, come se fossero una scienza esatta e come se non esistessero divergenze tra gli esperti in materia. Le scienze dell’educazione e la pedagogia sono strumenti utili, di cui tener conto ma non costituiscono l’unico orizzonte dell’insegnamento. Se è condivisibile il fatto che considerare l’allievo nella sua globalità è compito professionale primario, va ricordato che la specializzazione disciplinare conserva la propria importanza perché è un aspetto specifico della scuola, mentre l’educazione, non va dimenticato, è anche un compito delle famiglie.

Per poter realizzare lo scopo prefisso, il Profilo deve essere più preciso nelle formulazioni. A titolo di esempio troviamo vaga l’affermazione “l’insegnante ama la cultura”[4] , preoccupante “assiste l’allievo e si prende cura di lui in funzione della sua integrità fisica, psichica, morale…”[5] e improponibile “l’insegnante è in grado di condurre ogni allievo e ogni persona in formazione a conseguire almeno degli obiettivi minimi rispetto alle tematiche dei piani di studio e di formazione”[6] .

Siamo invece rimasti molto colpiti dal fatto che un elemento caratterizzante della professione dell’insegnante sia stato completamente dimenticato, nonostante sia determinante per la qualità della nostra scuola. Si tratta delle correzioni, un’attività che occupa gran parte del tempo di un docente. Il Profilo declina i compiti dell’insegnante per competenze, questo approccio però non consente di mettere in luce anche altre attività onerose quali la preparazione di materiali adatti, l’organizzazione e la partecipazione ad uscite di studio, ecc. Sarebbe imperdonabile tralasciare compiti essenziali, se lo scopo è proprio di definirli e vederli riconoscere.

Testi specifici per settore

Se si procedesse alla redazione di una sintesi dei valori della nostra scuola, si potrebbe confermare la scelta ambiziosa, ma interessante, di unire realtà che vanno dalla scuola dell’infanzia alla formazione professionale. Tuttavia siamo convinti che scendendo nello specifico, sia opportuno distinguere almeno le scuole dell’obbligo dal settore post obbligatorio in quanto la declinazione delle competenze non può adattarsi ad un pubblico davvero così vasto. Anche in questo caso la scelta di fondo di costruire un unico testo si rivela purtroppo problematica.

Priorità alle difficoltà della scuola

In questo periodo in cui si presentano molti documenti che vogliono andare a tracciare la rotta per la nuova scuola ticinese, dobbiamo però ricordare che, accanto a questi grandi cantieri che hanno tempi medio-lunghi di realizzazione, il mondo della scuola è in difficoltà e non può permettersi di aspettare ancora. Oggi principi fondamentali come l’equità di trattamento e la possibilità di dare a tutti, indipendentemente dall’origine famigliare o dalle difficoltà fisiche, cognitive o di motivazione, le stesse opportunità, sono in pericolo. Occorrono risposte rapide, se non immediate, alle richieste di aiuto che gli insegnanti, ma non solo loro, formulano. Accanto agli interessanti dibattiti suscitati da documenti quali il Profilo, bisogna investire risorse per garantire una rete efficace, in modo tale che la scuola non sia sola a farsi carico di realtà sempre più complesse.

Queste considerazioni non intendono in alcun modo sminuire il lavoro che ruota attorno alla definizione del Profilo, ma suggerire delle priorità di intervento.

Riepilogo delle proposte

Riprendiamo qui le proposte di modifica che ci siamo permessi di suggerire al termine della discussione tenuta all’interno del Comitato dell’ASPCC:

  1. Prevedere una sola pagina che definisca in termini generali quali sono i principi fondanti della scuola pubblica ticinese per poi rinviare a documenti rivolti a destinatari specifici: le autorità, i docenti, i genitori, gli esperti e gli allievi.
  2. Non limitarsi ai doveri degli insegnanti, come se la professione potesse essere isolata, ma inserire un richiamo alle responsabilità di tutte le componenti della scuola.
  3. Inserire la tesi numero otto del documento CDPE (2003) e le sue considerazioni.
  4. Garantire la centralità della cultura e del sapere, in quanto la moltitudine di mandati educativi elencati nel documento non possono sostituirla.
  5. Considerare che le scienze dell’educazione e la pedagogia sono strumenti utili, di cui tener conto, ma non costituiscono l’unico orizzonte dell’insegnamento.
  6. Il Profilo deve essere più preciso nelle formulazioni e non tralasciare elementi caratterizzanti.
  7. Senza aspettare ancora, occorrono risposte rapide alle richieste di aiuto, prima che i problemi diventino ingestibili. Bisogna investire risorse per garantire una rete efficace, in modo tale che la scuola non sia sola a farsi carico di realtà complesse. La collaborazione tra scuole e tra docenti va inoltre potenziata e riconosciuta.

Gennaio 2015

1 Mobilisation de l’École pour les valeurs de la République: http://www.education.gouv.fr/cid85394/mobilisons-l-ecolepour-les-valeurs-de-la-republique-discours-de-najat-vallaud-belkacem.html.

2 “Profilo della professione docente” elaborato dalla CDPE nel 2003, pp. 37-39.

3 Ivi, p. 39.

4 Profilo, p. 5.

5 Ivi, p. 8.

6 Ivi, p. 10.