Risoluzione dell’assemblea del Movimento della scuola del 21 febbraio

L’assemblea del Movimento della Scuola si è riunita la scorsa settimana e, dopo averne discusso al proprio interno, ha deciso di rivolgersi pubblicamente al DECS, al Consiglio di Stato e al Gran Consiglio, con le seguenti considerazioni e le relative richieste.

 

Piano di studio della scuola dell’obbligo ticinese. A che punto siamo?

 

Nel corso dell’estate 2015 il Consiglio di Stato aveva ufficialmente approvato la nuova stesura del “Piano di studi della scuola dell’obbligo ticinese”, un corposo documento (di ben 280 pagine!) che era stato poi distribuito agli insegnanti ad anno scolastico già iniziato. Ne era stata avviata immediatamente una lunga e articolata fase d’implementazione prevista su tre anni, che arriva dunque a conclusione alla fine del corrente anno scolastico. Buona parte degli insegnanti sono già stati coinvolti in un processo di attuazione del ‘nuovo piano’ che ha previsto una complessa procedura: da un lato numerose giornate di formazione obbligatoria (all’interno dei cosiddetti “Poli regionali”), dall’altro la creazione di alcuni prototipi esemplificativi all’interno dei laboratori “Progettare per competenze” e la diffusione di questi materiali nelle sedi e online.

Proprio l’avvicinarsi della scadenza triennale prevista per la messa in atto del nuovo piano di studio dovrebbe ora comportare l’esigenza di un primo bilancio critico, allo scopo di valutare, in rapporto ai nuovi indirizzi, sia l’impostazione di fondo, sia i risultati, sia le modalità d’attuazione, sia il grado di consenso, sia i cambiamenti didattici percepiti, sia la qualità e l’efficacia del testo (che nella sua forma definitiva purtroppo non è mai stato posto in consultazione).

In questi tre anni la questione del ‘Nuovo piano di studi’ è purtroppo rimasta sempre sullo sfondo del dibattito scolastico, quasi oscurata dal progetto “Scuola che verrà”, che pure ad esso si riferisce in maniera esplicita. Eppure l’impostazione e i contenuti dell’implementazione non hanno mancato di suscitare negli insegnanti e nelle scuole interrogativi, perplessità e, in non pochi casi, manifesta delusione. Purtroppo non è attualmente nota nessuna iniziativa concreta e condivisa di verifica di questo strumento che, almeno sulla carta, dovrebbe (avrebbe dovuto?) imprimere una svolta all’impostazione dell’insegnamento.

Come mai? Perché non si è pensato, da subito, a una forma di bilancio e perché non sono mai state rese note ufficialmente le ragioni delle difficoltà incontrate?

Di un iniziale “documento B”, che avrebbe dovuto illustrare una progressione dei contenuti, e che inizialmente è stato spesso evocato per rispondere a chi legittimamente esprimeva perplessità sulla natura pedagogica del nuovo piano di studio, si sono perse nel frattempo le tracce.

 

Il Movimento della Scuola, che si era fatto carico, a suo tempo, di un dibattito sulle caratteristiche interne del nuovo piano (il concetto di ‘insegnamento per competenze’, l’assenza di chiari contenuti di insegnamento, l’accentuazione della dimensione trasversale dell’insegnamento, l’implicita attenuazione della dimensione disciplinare, la predominanza – se non l’imposizione – di un unico approccio pedagogico-didattico, …) chiede ora che si torni finalmente a coinvolgere gli insegnanti in una procedura di verifica del progetto. È noto infatti che nessuna riforma dell’insegnamento può essere promossa senza il consenso critico di chi è chiamato a realizzarla in classe.

In particolare:

– Chiediamo che il DECS (e in particolare la Divisione della scuola) dichiari in maniera pubblica e trasparente quali sono le intenzioni per gli anni a venire.

– Chiediamo che avvii, d’intesa con le associazioni magistrali e gli insegnanti stessi, un progetto di revisione critica del “Piano di studi”.

– Chiediamo che l’impostazione di fondo del piano stesso sia verificata anche alla luce di quel principio di libertà e di autonomia didattica che la Legge della scuola garantisce all’insegnante.

 

 

L’Assemblea ha altresì affrontato altri due temi relativi alle politiche scolastiche cantonali e nazionali decidendo di:

 

  1. Sottoscrivere la petizione lanciata dal SISA (Sindacato indipendente studenti e apprendisti) all’indirizzo del Gran Consiglio denominata “Per un rafforzamento delle borse di studio, per un’istruzione più equa per tutte e tutti”. Condividiamo la battaglia contro le disuguaglianze nell’accesso agli studi, contro la politica di risparmi del Cantone nel campo della scuola e dell’accesso agli studi superiori.
  2. Denunciare il tentativo di una parte del Consiglio nazionale (la maggioranza della “Commissione della sicurezza sociale e della sanità”) di obbligare le scuole a segnalare alle autorità i figli di genitori che non dispongono di documenti di legittimazione. La scuola non deve diventare luogo di controllo poliziesco bensì garantire il sacrosanto diritto primario all’istruzione dei bambini, indipendentemente dal loro statuto e dalla loro origine.