Il 14 novembre 2011 la Commissione scolastica del Gran Consiglio ha presentato il suo rapporto sull’iniziativa parlamentare del 14 marzo 2011 firmata da Monica Duca-Widmer e da Luca Pagani per la modifica della legge concernente l’aggiornamento dei docenti.

Il Rapporto contiene interessanti considerazioni. Nello specifico ci paiono significative quelle concernenti:

  • l’importanza dell’aggiornamento quale attività motivante nello svolgimento di un mestiere potenzialmente logorante come quello del docente;
  • il pericolo di valorizzare la quantità a scapito della qualità nel momento in cui ci si pone l’obiettivo di certificare con parametri standard l’attività d’aggiornamento dei singoli insegnanti;
  • la necessità di evitare che una forma più vincolante della legge deresponsabilizzi i docenti nella pianificazione individuale della propria attività di aggiornamento;
  • il bisogno di nuove risorse per riuscire a potenziare efficacemente la formazione continua dei docenti;
  •  l’imprescindibilità di un coinvolgimento degli insegnanti stessi nella definizione di tale eventuale potenziamento.

Le conclusioni a cui giunge il Rapporto non ci paiono però del tutto conseguenti alle considerazioni che le hanno precedute. In particolare:

  • La proposta di “programmare un piano d’aggiornamento quadriennale, [che stabilisca] la quota di ore da effettuare” rischia fortemente di far prevalere l’aspetto quantitativo su quello qualitativo.
  • L’idea di assegnare ai direttori “il compito di tenere colloqui annuali di qualifica [con tutti i docenti?] in cui l’aggiornamento sarebbe uno dei criteri di valutazione” non ci sembra la via più consona per monitorare, in sintonia con lo spirito esposto nella prima parte del rapporto, l’attività di aggiornamento dei singoli insegnanti.

Il potenziamento dell’attività di aggiornamento potrà risultare efficace solo nella misura in cui ci si porrà il compito di migliorare le condizioni-quadro entro le quali gli insegnanti operano. Un serio ragionamento sul tema dell’aggiornamento dei docenti dovrà necessariamente partire dalla constatazione che l’aumento dei carichi di lavoro e delle responsabilità che nell’ultimo decennio hanno pesato su chi nelle scuole lavora hanno contribuito a deteriorare tale contesto, rendendo più difficoltoso l’auspicabile compito di sviluppare tra gli insegnanti una vera e propria “cultura della formazione continua”.

 

Il documento «La formazione continua degli insegnanti. Principi per la definizione di una politica della formazione continua dei docenti» presenta alcuni assi sulla base dei quali è possibile avviare una seria riflessione sul tema. Alla luce di quanto lì esposto, ci pare opportuno ribadire che, nell’ottica di un potenziamento  dell’attività di aggiornamento dei docenti:

  1. Va mantenuta e valorizzata, al fine di garantire il principio della libertà didattica del insegnante, la responsabilità individuale del singolo insegnante nella pianificazione della propria attività di aggiornamento, come d’altronde già stabilito dall’art. 4 dell’attuale legge concernente l’aggiornamento dei docenti.
  2. Va rifiutata l’ipotesi di vincolare l’obbligatorietà dell’aggiornamento ad una rigida contabilità del tempo dedicato a questa attività; va altresì rigettata l’idea di utilizzare l’attività di aggiornamento per introdurre forme di valutazione individuale dell’operato dell’insegnante.
  3. Vanno migliorate le condizioni di accesso alla ricerca e alle innumerevoli possibilità di formazione continua degli insegnanti, tornando ad offrire la possibilità di congedi annuali di aggiornamento (attualmente sospesa quale misura di risparmio), prevedendo forme di sgravio orario per altre attività di carattere formativo di lunga durata, garantendo – in misura maggiore di quanto si faccia attualmente – la copertura delle spese di viaggio e di partecipazione ai corsi di aggiornamento.

 

Assemblea del Movimento della Scuola

Camignolo, 8 febbraio 2012